Visualizzazione dei post in ordine di pertinenza per la query laser. Ordina per data Mostra tutti i post
Visualizzazione dei post in ordine di pertinenza per la query laser. Ordina per data Mostra tutti i post

venerdì 26 luglio 2013

Laserterapia veterinaria

LASER e` l’acronimo di Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation (amplificazione di luce per mezzo di un’emissione stimolata di radiazioni). Il laser e` ampiamente applicato nel campo della medicina umana e veterinaria e la gamma di patologie che vengono trattate con il i laser a bassa potenza risulta piuttosto vasta.
La laserterapia e` una terapia fisica che utilizza la luce per produrre effetti terapeutici e benefici laser sull’organismo.Il raggio laser viene veicolato con un trasduttore sulla pelle affinché l’energia luminosa venga assorbita dal tessuto dove interagisce con varie molecole dette cromofori, portando a diversi effetti biologici.
La terapia laser e` una tecnica terapeutica non invasiva, indolore e di semplice applicazione. I principali effetti terapeutici della luce laser utilizzati nella terapia dei piccoli animali sono l’effetto antinfiammatorio, l’effetto analgesico, l’effetto antiedemigeno e l’effetto biostimolante. Tutti queste azioni benefiche sono prodotte dagli effetti biologici indotti dalla radiazione laser a livello cellulare e tissutale.
L’interazione della radiazione laser a livello tissutale può produrre tre tipi di effetti biologici:
  1. effetto fotochimico
  2. effetto fototermico
  3. effetto fotomeccanico.

laser-terapia-veterinaria

Effetto fotochimico
Le reazioni fotochimiche, conseguenti all’assorbimento dell’energia da parte dei cromofori, possono produrre processi fotobiologici complessi che si traducono principalmente nell’aumento di produzione di ATP, nell’incremento nella sintesi delle proteine e degli acidi nucleici, nell’attivazione enzimatica e nell’aumento del turnover metabolico.L’ATP rappresenta la fonte energetica della cellula, per intenderci la sua benzina, il trattamento con il laser porta ad una maggior sintesi dell’ATP ed una maggior disponibilità di energia a livello cellulare. Questo facilita il recupero funzionale e morfologico in caso di danni provocati da processi infiammatorie degenerativi o da eventi traumatici.
Effetto fototermico
Gli effetti fototermici derivano dalla conversione dell’energia ottica in calore: si è visto che a livello terapeutico, gli incrementi di temperatura fino a 42° promuovono gli effetti anabolici, analgesici e antinfiammatori sui tessuti. L’effetto termico riesce ad aumentare la velocita` di molte reazioni biochimiche, indurre una moderata vasodilatazione, con un maggior apporto di ossigeno e sostanze nutritive ai tessuti. Parallelamente determina una aumentata velocita` di rimozione dei cataboliti inoltre il calore induce un rilassamento locale dei tessuti con un conseguente effetto analgesico.
Effetto fotomeccanico
L’effetto fotomeccanico deriva dall’effetto fototermico e induce nella matrice extracellulare delle modificazioni che si traducono in stimoli in grado di stimolare le cellule e favorire i processi di guarigione. L’aumento della peristalsi linfatica provocata dall’effetto fotomeccanico facilita il drenaggio degli edemi di origine infiammatoria e la riattivazione del microcircolo tissutale. L’ossigenazione dei tessuti trattati risulta maggiore.
Ma lasciamo questa parte teorica per vedere clinicamente perché possono essere utilizzati i laser terapeutici e tramite quali azioni svolgono i loro effetti benefici. Dalla somma di queste azioni derivano tutti i campi e le indicazioni di utilizzo di queste terapie.
  • Azione antinfiammatoria: grazie alla stimolazione biologica dei tessuti con l’aumento dell’eliminazione dei cataboliti, la vasodilatazione con incremento dell’apporto di ossigeno e sostanze nutritizie, e la stabilizzazione delle membrane cellulari.
  • Azione antidolorifica: aiutando il drenaggio (grazie alla vasodilatazione) delle sostanze algogene a livello delle terminazioni nocicettive e incrementando la produzione di sostanze morfino-mimetiche quali endorfine ed encefaline che hanno già di per sé attività analgesica.
  • Azione biostimolante: migliorando i processi energetici cellulari e incrementando i processi riparativi dei tessuti e la produzione di collagene.
  • Azione antiedemigena: aumenta il drenaggio da parte dei linfatici delle sostanze edemigene.
Vediamo quali possono essere le indicazioni terapeutiche della laser terapia:
Artrosi dell’anca
Artrosi del ginocchio
Artrosi del gomito
Artrosi della spalla
Cistite idiopatica
Contrattura muscolare
Dermatite interdigitale
Edemi
Ematomi
Ferite cutanee
Ferite cutanee infette
Ferite cutanee estese
Fistole perianali
Gengiviti
Granulomi da leccamento
Granulomi lineari
Otiti acute e croniche
Piaghe da decubito
Post-operatorio tessuto molli
Post-operatorio nelle fratture
Post-operatorio chirurgie osteo/articolari
Protrusioni discali
Sieromi
Spondilosi/spondiloartrosi
Strappi/stiramenti muscolari
Prossimamente tratteremo dettagliatamente ognuno di questi punti e approfondiremo il discorso fisico del funzionamento del laser. Continua a seguirci e se hai bisogno per il tuo cane/gatto o hai bisogno anche solo di un consulto chiamaci in clinica senza impegno (0116471100) saremo felici di aiutarti.
Articolo a cura del Dott.  B. Borgarello, della Clinica Veterinaria Borgarello.
Se ti è piaciuto l'articolo, iscriviti al feed o alla newsletter per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti di TGVET.net.
Lascia un commento per dire la tua o per chiedere informazioni
Leggi tutto l'articolo...

mercoledì 2 ottobre 2013

Piaghe da Decubito: la laser terapia

MLS Laser Terapia nelle piaghe da decubito e nelle ferite aperte. 
La gestione delle ferite e delle piaghe rappresenta un grosso capitolo della fisioterapia sia nell’uomo che negli animali. Nei traumi molto spesso si hanno delle ferite che devono rimarginarsi per seconda intenzione: vanno quindi trattate come ferite aperte. 
Molti pazienti ortopedici e neurologici necessitano di lunghi periodi di degenza associati a decubito permanente. L’incapacità a muoversi di questi pazienti può portare allo sviluppo di piaghe da decubito. Le ferite e le piaghe che si formano sulle prominenze ossee molto spesso esitano in ritardi di guarigione dovute all’ischemia determinata dalla compressione. Altre condizioni, come ad esempio lesioni neurologiche (paralisi), vascolari (malattie che causano una cattiva circolazione sanguigna), metaboliche (diabete mellito o iperadrenocorticismo ) , e la malnutrizione, possono aumentare il rischio per lo sviluppo di piaghe da decubito. 



Le piaghe in medicina veterinaria si sviluppano generalmente in pazienti che non possono o non vogliono cambiare posizione. Le sedi anatomiche in cui si rilevano principalmente le lesioni sono: - tuberosità ischiatica - grande trocantere - calcaneo - malleolo laterale della tibia - bordo laterale delle zampe Il miglior trattamento consiste nella prevenzione ma purtroppo non sempre è attuabile e a volte pur con tutte le precauzioni le ulcere si formano ugualmente. La piaghe da decubito rappresentano una grave causa di morbilità e mortalità anche nell’uomo.
A livello internazionale sono stati sviluppati diverse classificazioni delle piaghe da decubito, una delle più utilizzate è quella della NPUAP che può essere utilizzata sia in umana che in veterinaria. 
Le piaghe vengono suddivise in quattro stadi: 
- stadio 1: Eritema stabile della pelle (non lacerata) non reversibile alla digito pressione, lo stadio 1 preannuncia l’ulcerazione della pelle.
- Stadio 2: Ferita a spessore parziale con ulcera superficiale e si preannuncia clinicamente come un abrasione, una vescica o una leggera cavità.
- Stadio 3: Ferita a tutto spessore che implica danno o necrosi del tessuto sottocutaneo e che si può estendere fino alla fascia sottostante ma senza attraversarla. L’ulcera si presenta come una profonda cavità con o meno canalizzazioni.
- Stadio 4: Ferita a tutto spessore con estesa distruzione dei tessuti, presenza di necrosi o danno ai muscoli, ossa o altre strutture. Il trattamento di queste lesioni si presenta lungo ed indaginoso. 

Negli ultimi anni sono state messe a punto nuove procedure che preveduno tempi di guarigione ridotti utilizzando la laser terapia in associazione alle terapie classiche. Negli ultimi 30 anni ci sono state numerose segnalazioni che indicano il potenziale di biostimolazione del laser come facilitante ila guarigione delle ferite aperte e delle piaghe. In vitro la laser terapia facilita la sintesi del collagene, la mobilizzazione dei cheratinociti, il rilascio dei fattori di crescita, la trasformazione dei fibroblasti in miofibroblasti e un accerato processo di angiogenesi. 
Molti autori degli studi clinici hanno segnalato i vantaggi del laser a basso livello nel trattamento coadiuvante nei disturbi della cicatrizzazione anche in pazienti con problemi metabolici come ad esempio il diabete. Si iniziano a trovare lavori che valutano positivamente la laser terapia nel cane e nel gatto come adiuvante le classiche procedure applicate in casi di piaghe da decubito o ferite che devono guarire per seconda intenzione. La guarigione delle ferite è rappresentata da un complesso percorso biologico che deve seguire un determinato ordine: fase infiammatoria, fase di proliferazione-riepitelizzazione e poi il rimodellamento. 


La durata di ogni fase varia a seconda della ferita ed è influenzata da molti fattori che agiscono su tutti i mediatori chimici coinvolti nel processo. Citochine, fattori di crescita e altri componenti cellulari possono esprimere la loro azione sia in modo positivo che negativamente. 
Nelle ferite a tutto spessore può capitare che i processi non procedano in modo ordinato e che l’infiammazione cronica, le infezioni ripetute esitino in una contrazione cicatriziale che prolunga notevolmente i tempi di guarigione. 

 La laser terapia MLS è stata pensata per stimolare i normali processi riparativi con diversi meccanismi:
- vasodilatazione che aumenta l’apporto di nutrienti e fattori di crescita a livello della sede trattata.
- Attiva i fibroblasti e aumenta la sintesi di collagene.
- Stimola la rigenerazione cellulare.
- Aumenta il drenaggio linfatico.
- Riduce l’incidenza di ipercheratosi a livello della cicatrice 

Normalmente consigliamo la laser terapia MLS in associazione a presidi terapeutici topici e sistemici tradizionali. La terapia modulare deve essere valutata caso per caso e adeguata alle effettive necessità del paziente. Le sedute di laser terapia generalmente possono essere giornaliere nella prima settimana poi effettuate a giorni alterni. Le applicazioni laser non sono invasive e vengono ben tollerate da tutti i pazienti. Generalmente il cane od il gatto possono rimanere sdraiati o accovacciati con il proprietario durante il trattamento.

Sull'argomento abbiamo già pubblicato i seguenti articoli: Laser Terapia Veterinaria

Prossimamente tratteremo dettagliatamente ognuno di questi punti e approfondiremo il discorso fisico del funzionamento del laser.
Continua a seguirci (iscriviti alla nostra newsletter) e se hai bisogno per il tuo cane/gatto o hai bisogno anche solo di un consulto chiamaci in clinica senza impegno (0116471100) saremo felici di aiutarti.
Articolo a cura della Clinica Veterinaria Borgarello
Leggi tutto l'articolo...

lunedì 25 novembre 2013

Laser Terapia nella Displasia dell'Anca

In questo articolo affronteremo l’argomento displasia dell’anca e laser terapia MLS.
La displasia dell’anca è un’anomalia dell’articolazione coxo-femorale che può colpire due popolazioni di animali: i pazienti di età compresa tra i 5 ed i 10 mesi ed i pazienti adulti affetti da artropatia degenerativa cronica (DJD, acronimo di Degenerative Joint Disease).
Nei pazienti giovani la patologia è caratterizzata dalla sublussazione o dalla lussazione completa della testa del femore, mentre in quelli più anziani da un’artropatia degenerativa di grado variabile da lieve a grave.



L’anamnesi ed i segni clinici dipendono dell’età del soggetto: i sintomi nei pazienti giovani includono la difficoltà ad alzarsi dopo il riposo, l’intolleranza all’esercizio, la zoppia intermittente o continua, il dolore durante la rotazione esterna e l’abduzione dell’articolazione dell’anca e lo scarso sviluppo della muscolatura pelvica. Nei cani giovani il dolore provocato dalla displasia dell’anca è legato all’erosione della cartilagine articolare, con conseguente esposizione delle terminazioni nervose dell’osso subcondrale, e dall’eccessiva trazione sui tessuti molli provocata dalla lassità dell’articolazione.


Nei cani adulti il quadro clinico è invece legato all’osteoartrosi, una degenerazione cartilaginea lenta e progressiva con produzione di osteofiti marginali e sclerosi subcondrale. Il sintomo principale è il dolore, che si manifesta maggiormente con l’uso della parte e che si allevia con il riposo. I sintomi clinici possono essere progressivi oppure insorgere improvvisamente in seguito ad un’attività fisica intensa durante la quale si sia verificata una lacerazione oppure una lesione di altro tipo a carico dei tessuti molli circostanti l’articolazione alterata. 
I segni attribuibili alla dolorabilità dell’articolazione sono rappresentati da difficoltà nel passaggio alla stazione (si alza a fatica e con lentezza), intolleranza all’esercizio (il soggetto preferisce sedersi piuttosto che camminare), zoppia monolaterale o, più frequentemente, bilaterale a caldo (dopo l’esercizio), atrofia della muscolatura pelvica (soprattutto dei muscoli della coscia) associata ad ipertrofia dei muscoli della spalla (determinata dallo spostamento anteriore del peso e dal maggior sforzo compiuto dagli arti anteriori), andatura ondeggiante, dolore e riduzione della possibilità di estensione dell’articolazione.


Il trattamento della displasia dell’anca può essere di tipo medico o chirurgico, e la scelta dipende dall’età del paziente, dal grado di disagio, dai rilievi all’esame obiettivo e radiografico e dalle aspettative del proprietario.
Un caso esemplificativo di successo della laser terapia MLS è quello di Teresa, una cagna anziana portata in clinica per problemi di deambulazione ed incontinenza urinaria notturna. Teresa, affetta da nocturia (urgenza di minzione che causa l’interruzione del sonno), pur essendo abituata a svegliare la proprietaria durante la notte per essere portata fuori, da qualche tempo aveva smesso di farlo ed urinava in casa.
La visita clinica ha evidenziato la presenza di dolore agli arti posteriori, e l’indagine radiografica ha consentito di formulare la diagnosi di grave artrosi sia all’anca sia al gomito con la presenza di osteofitosi ed eburneazione ossea. La diagnosi è stata di grave artrosi degenerativa a livello delle anche e dei gomiti.
Si è quindi deciso di sottoporre Teresa ad una terapia medica multimodale appositamente studiata, che comprendeva: l’analisi del regime alimentare, integrazione con vitamine e “condroprotettori” calibrati per Teresa, gestione del dolore e dell’infiammazione con FANS e laser terapia MLS.
In questo caso la laser terapia MLS è stata scelta per il duplice scopo di sfruttare i benefici per l’artrosi e per il controllo del dolore. L’apparecchio per la laser terapia MLS presente nella nostra struttura, MLS Multiwave locked system, consente di utilizzare due protocolli differenti, uno a punti ed uno a zona, e ci ha permesso di studiare per Teresa un protocollo che comprendeva sedute di laser terapia a giorni alterni per tre settimane.



Con grande soddisfazione della proprietaria, grazie alla terapia è aumentata la mobilità oggettiva di Teresa, ed il cane riesce nuovamente a trattenere l’urina per il tempo necessario a svegliarla per essere accompagnata fuori.
Alla luce di quanto esposto e degli ottimi risultati ottenuti riteniamo che la laser terapia MLS possa essere un valido aiuto nel trattamento della displasia dell’anca nel cane anziano.


Se vuoi approfondire l’argomento leggi tutti gli articoli già pubblicati sulla Displasia dell'Anca o sulla Laser Terapia 
Articolo a cura della Dott.ssa Claudia Gaviglio e del Dott. Bartolomeo Borgarello, Clinica Veterinaria Borgarello
Se ti servono maggiori informazioni e vuoi inviare una mail: info@clinicaborgarello.it
Se ti è piaciuto l'articolo, iscriviti al feed o alla newsletter per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti di TGVET.net.
Lascia un commento per dire la tua o per chiedere informazioni
Leggi tutto l'articolo...

martedì 3 settembre 2013

Laser MLS

La Clinica Veterinaria Borgarello ha deciso di dotarsi di un dispositivo laser MLS per poter offrire un servizio sempre all’avanguardia ai suoi pazienti e nell’ottica di garantire trattamenti che tutelano il benessere animale.
La Laserterapia MLS® (Multiwave Locked System) è una tecnica terapeutica all’avanguardia, ideata da un’azienda italiana, le cui caratteristiche di emissione sono state studiate per migliorare l’efficacia terapeutica del laser a bassa potenza.
Questa nuova tecnologia utilizzata da più di dieci anni in medicina umana è finalmente diventata disponibile in campo veterinario e garantisce sicurezza del trattamento con terapie rapide e mirate al risultato.
I dispositivi per la Laserterapia MLS®, brevettati in Italia e negli USA dalla ASAlaser, sono approvati dall’FDA americano che riconosce a questa metodica caratteristiche di efficacia e sicurezza.

laser-mls


Sincronia:
L’impulso MLS® è generato da un sofisticato sistema ad emissione continua e pulsata, sincronizzata e combinata, di più emissioni coerenti con diverse lunghezze d’onda in grado di giungere in profondità nei tessuti.
La sincronizzazione delle emissioni potenzia in modo sinergico gli effetti terapeutici che ciascuna di esse avrebbe se utilizzata singolarmente. Sinergia per dare come effetti terapeutici: effetto antidolorifico, antinfiammatorio e antiedemigeno.
L’effetto antiedemigeno e antinfiammatorio è legato alla modulazione della permeabilità di vasi linfatici e capillari ed all’eliminazione delle molecole che favoriscono la flogosi. Inoltre il maggior apporto di ossigeno e di sostanze nutritizie ai tessuti promuove i processi riparativi.
 L’effetto analgesico si sviluppa agendo sulle terminazioni nocicettive con innalzamento della soglia del dolore e la modulazione del potenziale d’azione delle fibre. Sinergicamente il calore determina una iperemia che promuove il drenaggio delle sostanze algogene.

Armonia: 
Diverse emissioni dallo specifico effetto terapeutico collaborano in un mix sinergico. Un avanzato sistema di controllo, il Multiwave Locked System, brevettato da ASAlaser, garantisce la sincronizzazione delle emissioni e la loro modulazione secondo schemi ottimali d’intervento. L’effetto terapeutico risultante è armonico e portatore di molteplici benefici con assenza di stress per il paziente.



Assenza di stress:
I cicli terapeutici risultano essere non invasivi e ottimamente tollerati dai pazienti. La durata della seduta terapeutica risulta molto breve in modo da non risultare stressante per il paziente: sia esso gatto che cane. L’assenza di fenomeni stressanti si ripercuote favorevolmente sulla facilità di impiego e sulla disponibilità del soggetto ai trattamenti successivi.

Sull'argomento abbiamo già pubblicato i seguenti articoli: Laser Terapia Veterinaria

Prossimamente tratteremo dettagliatamente ognuno di questi punti e approfondiremo il discorso fisico del funzionamento del laser.
Continua a seguirci (iscriviti alla nostra newsletter) e se hai bisogno per il tuo cane/gatto o hai bisogno anche solo di un consulto chiamaci in clinica senza impegno (0116471100) saremo felici di aiutarti.
Articolo a cura della Clinica Veterinaria Borgarello
Leggi tutto l'articolo...

martedì 1 novembre 2016

Laser Terapia nel Cane e nel Gatto

La LaserTerapia risulta essere di facile utilizzo in Medicina Veterinaria e molte utile per Cani, Gatti e per  i nuovi Animali da Compagnia. La Laser Terapia può essere utilizzata in molti campi della riabilitazione ma non solo, il suo uso è stato validato per diverse patologie con risultati stupefacenti.


laser-terapia-cane


Come agisce la laser terapia?

  • determina un veloce recupero dell'integrità strutturale dei tessuti
  • migliora la circolazione del sangue
  • riduce il dolore e il gonfiore
  • funziona da antinfiammatorio


Quali sono i vantaggi?

  • assolutamente indolore
  • non fastidiosa, non occorre mai sedare il paziente
  • i trattamenti sono di breve durata
  • si vedono subito i miglioramenti
  • il proprietario può assistere al trattamento

Per cosa usarla?
  • ferita, ulcere e piaghe
  • traumi ed ematomi
  • artrosi negli anziani
  • dolori di schiena e discopatie
  • infiammazioni gengivali nel gatto
  • fistole perianali
  • stiramenti e strappi muscolari


Grazie ai suoi molteplici effetti benefici migliora la qualità della vita di Nostri Animali.

La laserterapia è una nuova alleata nella cura e nel benessere di cani, gatti conigli ed animali esotici   e costa meno di quanto tu possa pensare!

Vuoi leggere altri articoli sulla laser terapia: clicca qui.

La Clinica Borgarello, attenta al benessere dei suoi pazienti si è attrezzata per poter eseguire  la Laser Terapia sia nella sede di Pino T.se sia nella sede di Moncalieri, contattaci ora per maggiori informazioni o per prenotare la prima seduta.

  


Se ti è piaciuto l'articolo condividilo con i tuoi amici e/o posta un commento, grazie.

Leggi tutto l'articolo...

martedì 15 novembre 2016

Laserterapia in dermatologia veterinaria

La Laserterapia MLS è una nuova e innovativa tecnica che ha da tempo molte applicazioni in medicina umana e negli ultimi anni anche in medicina veterinaria.


Il macchinario, prodotto da un'azienda italiana, combina emissioni di luce continua e pulsata.
Questa sinergia di emissioni ha un affetto antiedemigeno, antinfiammatorio e antidolorifico.
Proprio per questa ampia gamma di effetti sono molti i campi della veterinaria in cui può essere usato: dermatologia, ortopedia, neurologia, etc.

Per quanto riguarda la dermatologia il laser può essere impiegato per:
- ferite cutanee sia chirurgiche che traumatiche, può infatti essere applicato alcuni giorni dopo una chirurgia per aiutarne la cicatrizzazione o su ferite traumatiche, morsi, ascessi
- piaghe da decubito negli animali anziani
- fistole perinatali associato o meno a terapie convenzionali


- dermatiti umide o hot spot in cui aiuta un rapido ripristino dello strato cutaneo più superficiale

Le sedute per i problemi cutanei sono di breve durata e assolutamente indolori per il paziente. Inoltre il proprietario può restare con il suo animale durante il trattamento



Grazie ai suoi molteplici effetti benefici migliora la qualità della vita di Nostri Animali.

La laserterapia è una nuova alleata nella cura e nel benessere di cani, gatti conigli ed animali esotici   e costa meno di quanto tu possa pensare!

Vuoi leggere altri articoli sulla laser terapia: clicca qui.

La Clinica Borgarello, attenta al benessere dei suoi pazienti si è attrezzata per poter eseguire  la Laser Terapia sia nella sede di Pino T.se sia nella sede di Moncalieri, contattaci ora per maggiori informazioni o per prenotare la prima seduta.

  


Se ti è piaciuto l'articolo condividilo con i tuoi amici e/o posta un commento, grazie.

Leggi tutto l'articolo...

martedì 12 gennaio 2016

Artrosi nel Gatto Anziano

L’osteoartrosi è una patologia che colpisce spesso gli animali anziani ma che nel gatto è molto sottovalutata. Le articolazioni più colpite da artrosi nel gatto anziano sono anca, gomito, ginocchio, tarso e alcuni tratti della colonna vertebrale, in particolare quello tra la settima-decima vertebra toracica e il tratto lombosacrale.

Il proprietario di un gatto colpito da osteoartrosi può osservare alterazioni comportamentali dovute ai problemi deambulatori causati da questa patologia ed è molto importante in questi casi che riporti questi cambiamenti al veterinario.
artrosi gatto anziano

Quali sono le cause?
Possiamo classificare l’osteoartrosi in primaria e secondaria. L’artrosi primaria nella maggior parte dei casi è di tipo idiopatico, ovvero senza un fattore scatenante evidenziabile. Tra le forme primarie esistono anche delle patologie genetiche causa di osteoartrosi come l’osteocondrodisplasia del gatto di razza Scottish Fold, caratterizzata  da deformità ossee , e la patologia da accumulo di mucopolissaccaridi ,tipica del gatto Siamese e di alcune razze a pelo corto, che porta a deformità dei corpi vertebrali, degenerazione delle faccette articolari delle vertebra, displasia dell’anca e nel tempo ad artrosi.
Le forme secondarie possono avere cause diverse come patologie congenite, infettive, infiammatorie, nutrizionali, immunomediate, traumi e ,tra le più importanti ma poco tenuta in considerazione nel gatto, la displasia dell’anca.

Qual’è la terapia?
Il nostro obiettivo è quello di migliorare la qualità di vita dei gatti colpiti rallentando la progressione dell’artrosi ed eliminando il dolore dovuto ad essa.
Quali sono quindi le opzioni terapeutiche che possiamo intraprendere?

Nel cane si utilizza spesso un protocollo terapeutico basato sull’utilizzo si antinfiammatori non steroidei (FANS) . Anche nel gatto è possibile utilizzare questi farmaci ma, a differenza del cane, bisogna fare più attenzione ed utilizzare solo farmaci registrati per questa specie ai dosaggi minimi efficaci, alternando periodi di somministrazione di FANS a periodi di sospensione. 
Infatti il gatto ha una ridotta capacità di metabolizzazione dei FANS a livello epatico e quindi va più facilmente incontro a tossicità. La terapia con FANS dovrà essere portata avanti per tutta la vita del gatto, eventualmente modificando più volte i dosaggi e i cicli di somministrazione finché non si raggiungerà un risultato ottimale.
Un’altra possibilità è quella di utilizzare antinfiammatori steroidei (corticosteroidi) anche se nel gatto l’utilizzo di questi farmaci per l’artrosi è molto controverso poiché si è visto che l’utilizzo a dosaggi elevati o per lunghi periodi di tempo può causare una degenerazione della cartilagine articolare. Tuttavia sono stati ottenuti buoni risultati con diminuzione della sintomatologia utilizzando corticosteroidi a bassi dosaggi per brevi periodi.
artrosi gatto anziano

Negli ultimi anni sono stati introdotti in commercio alcuni integratori alimentari contenenti condroprotettori, ovvero sostanze che favoriscono la protezione e la rigenerazione delle cartilagini articolari, formulati appositamente per il gatto che possono essere associati ai farmaci tradizionali e non hanno controindicazioni.
Esistono altre due opzioni da poter intraprendere per la terapia dell’artrosi nei gatti anziani. La prima è la fisioterapia, che però nel gatto è poco utilizzata.
La seconda opzione è l’utilizzo della laser terapia, che ha dato ottimi risultati e non ha controindicazioni.
Presso la Clinica Veterinaria Borgarello abbiamo studiato e attuato una serie di protocolli per l’utilizzo della laser terapia nei gatti affetti da artrosi.

Per ottenere dei risultati migliori è molto importante attuare delle variazioni gestionali per migliorare la vita del gatto affetto da artrosi e in generale dei gatti anziani. I nostri veterinari potranno consigliarti quali modifiche intraprendere per rendere l’ambiente più adatto al vostro gatto anziano.

Vuoi maggiori informazioni? Clicca e contatta la Clinica Borgarello oppure compila il modulo sottostante. Se ti è piaciuto l'articolo condividilo con i tuoi amici e/o posta un commento, grazie.


Leggi tutto l'articolo...

giovedì 3 dicembre 2009

Indice generale

Caro lettore,
il lungo elenco che vedi è dovuto alla presenza di circa 800 articoli suddivisi per categorie.
Se clicchi sulla categoria vedrai un anteprima di tutti gli articoli di quella categoria.
Ti auguriamo di trovare la risposta ai tuoi quesiti, ma non esitare a contattarci, via mail o con il modulo a fondo pagina, se hai dei dubbi o delle domande.

Un Caro Saluto dallo staff della Clinica Borgarello
  1. Alimentazione
  2. Anestesiologia
  3. Cardiologia
  4. Chirurgia
  5. Comportamento
  6. Comunicati
  7. Dermatologia
  8. Diabete
  9. Displasia
  10. Ecografia
  11. Ematologia
  12. Endoscopia
  13. Filaria
  14. Genetica
  15. Guide & Consigli
  16. Laser Terapia
  17. Leishmaniosi
  18. Medicina
  19. Medicina d'urgenza
  20. Medicina di Laboratorio
  21. Medicina Felina
  22. Medicina Interna
  23. Medicina Trasfusionale
  24. Mondo Animale
  25. Neurologia
  26. Notizie
  27. Odontoiatria
  28. Oftalmologia
  29. Omeopatia
  30. Oncologia
  31. Ortopedia
  32. Parassitologia
  33. Regolamenti e Leggi
  34. Riproduzione
  35. Terapia del Dolore
  36. Terza Età
  37. Zoonosi
A cura dello Staff della Clinica Veterinaria Borgarello



Leggi tutto l'articolo...

martedì 28 febbraio 2017

Dolore persistente nel gatto

Nell’ultimo decennio la diagnosi di patologie accompagnate da dolore persistente nel gatto è aumentata, contestualmente ad un allungamento dell’aspettativa di vita dei nostri animali domestici. La gestione del dolore è oggi uno degli obbiettivi più importanti della professione veterinaria e, più in generale, di quella medica.


Il dolore non è soltanto un’esperienza sensoriale (spiacevole!) ma anche emozionale, associata ad un danno reale o potenziale. Ciascun individuo e animale ha una propria percezione e reazione ad un evento doloroso e nel caso dei nostri pets la gestione diviene ancora più complessa poiché questi non sono in grado di “descrivere” ciò che provano.  Diviene pertanto fondamentale imparare a “riconoscere” i segni di dolore soprattutto quello persistente.

A seconda della causa e dei meccanismi scatenanti, il dolore a lungo termine può essere classificato in tissutale (infiammatorio) e neuropatico (con interessamento nervoso): in realtà le due situazioni spesso si sovrappongono sebbene i processi biochimici cellulari alla base siano differenti. Tra le principali cause conosciute di dolore infiammatorio persistente si possono annoverare: lesioni ulcerative, gengivo-stomatiti, otiti e cheratiti croniche, osteoartrosi, patologie oncologiche somatiche, infiammazioni croniche dell’apparato urinario e gastro -enterico, pancreatite cronica e patologie oncologiche (sia primarie che metastatiche) a carico dei distretti viscerali. Per quanto riguarda il dolore neuropatico, invece,  patologie potenzialmente responsabili della sua insorgenza sono: traumi accidentali o chirurgici (determinanti lesioni nervose, intrappolamento di nervi in suture o tessuto cicatriziale, neuromi da amputazione), patologie del sistema nervoso periferico e centrale e patologie viscerali croniche (IBD, cistite interstiziale felina).


Il primo passo per una corretta gestione del dolore persistente è il riuscire a riconoscerlo,  il che diviene una vera sfida quando si ha a che fare con il gatto. La sua natura di predatore solitario, ossessivamente territoriale e intransigente verso le ingerenze esterne, lo predispongono a mascherare in maniera a dir poco “magistrale” e impareggiabile la sensazione di dolore. E’ oggi unanimemente riconosciuto che la diagnosi di dolore si basi fondamentalmente sull’osservazione del comportamento del paziente felino piuttosto che su dati medici oggettivi: da ciò si evince l’importanza capitale di una stretta collaborazione veterinario-proprietario per rivelare la presenza di dolore. Un gatto che cambia le proprie abitudini motorie, l’atteggiamento con cui interagisce con i conspecifici e/o con l’uomo, che manifesti vocalizzazioni diverse dalla norma o qualsiasi atteggiamento indesiderato o inatteso, ad esempio eliminazioni inappropriate, ci sta sottilmente avvertendo che con elevata probabilità prova dolore.



Il secondo e altrettanto importante passo per una corretta gestione del dolore a lungo termine è quello di determinarne la causa e i meccanismi molecolari responsabili per poter scegliere la terapia farmacologica più adatta al singolo caso (approccio orientato al meccanismo).  Esistono infatti numerose classi di farmaci potenzialmente utili nel trattamento del dolore persistente ed è importante conoscerne la farmacocinetica, l’efficacia, la tollerabilità, partendo dal presupposto che dovranno essere somministrati a lungo termine. I principali sono: farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS)(elettivi nella gestione del dolore infiammatorio cronico) , gli oppioidi  (maggiormente usati nel dolore acuto o nelle terapie palliative avendo breve durata d’azione), il gabapentin e pregabalin (anticonvulsivanti ad azione anche analgesica, indicati per il dolore neuropatico), l’amantidina (antagonista dei recettori NMDA, utilizzabile in associazione ad altri farmaci), antidepressivi triciclici (TCA) e inibitori della ricaptazione della serotonina (farmaci largamente utilizzati nelle terapie comportamentali , ma utili anche in corso di gestione di dolore neuropatico). La palmitoiletanolamide (PEA) non è un farmaco in senso stretto, ma un lipide naturale che grazie alla sua attività stabilizzante nei confronti di mastociti e microglia sembra essere efficace nel controllo dei processi neuro-infiammatori condivisi sia dal dolore infiammatorio che neuropatico.


Nella gestione del dolore persistente non va infine dimenticato che esistono terapie coadiuvanti la farmacologica quali: laser terapia, omeopatia, riabilitazione motoria e agopuntura.


Se vuoi maggiori informazioni chiama la Clinica Veterinaria Borgarello al numero 0116471100 o inviaci una mail all'indirizzo: info@clinicaborgarello.it



Leggi tutto l'articolo...

domenica 11 settembre 2016

Alternative alla Protesi nel Cane

Un argomento di estrema attualità e molto sentito dai proprietari dei cani con la Displasia dell'Anca è la necessità o meno di intervenire con una protesi totale d'anca.
Stiamo parlando di soggetti adulti o a termine accrescimento in cui tutte le altre opzioni terapeutiche sono andate perse o così sembra.
La mancanza di una strategia comune per la diagnosi precoce delle malattie ortopediche del cane porta spesso a creare confusione nel proprietari dei cuccioli sulle indagini da eseguire per valutare la crescita del cucciolo.
Le interferenze senza competenze scientifiche da parte del mondo degli allevatori, degli addestratori, educatori e quant'altro abbinata ad una classe veterinaria eterogenea in cui le competenze ortopediche non sono sempre attuali porta a ritrovarsi con dei cuccioloni o giovani adulti affetti oramai da displasia conclamata.



La lettura delle singole situazioni ortopediche e le decisioni sul percorso terapeutico non sono da sottovalutare e per il bene del cane vanno affrontate e condivise tra proprietario e veterinario ortopedico.
La scelta della giusta terapia, medica o chirurgica va affidata a veterinari che si occupano tutti i giorni di questi problemi: se voi aveste una gamba rotta a chi vi rivolgereste?
Alla luce di noi proprietari (ho una cagnona di nome Olimpia) l'unico aspetto importante è poter garantire una vita serena al nostro cane ma per ottenere questo a volte è necessario confrontarsi con tabù e paure.
Le frasi che ricorrono sono del tipo "vorrei curarlo ma l'intervento è doloroso..", "...ho paura dell'anestesia..", ".. mi hanno detto che devo tenerlo poi in gabbia per 40 giorni" eccetera, questo a fronte di proposte chirurgiche.
La scelta di intervenire chirurgicamente o meno va affrontata in armonia tra tutti gli attori interessati: proprietario, ortopedico, veterinario curante e se possibile il paziente.
Esistono alternative alla protesi totale d'anca nel cane?
A seconda di come interpretiamo la domanda la risposta può essere sia sì che nò, quello che fa la protesi non può farlo nient'altro, ma intesa come se il cane può vivere bene senza protesi la risposta può essere sì.
Dopo lunghi anni di professione sono giunto alla conclusione che ogni soggetto è unico come unico è il proprietario e il connubio tra di loro, e che per decisioni come quella della protesi è necessario ritagliarsi tutto il tempo necessario per la giusta scelta.
Esistono infinite possibilità di trattamento in alternativa o in attesa del momento migliore per intervenire, la fretta o la visione di un solo percorso non ritengo sia corretta.
Dal punto di vista puramente informativo le terapie a disposizione per il trattamento della displasia comprendono: fans, condroprotettori, laser terapia, PRP, fisioterapia, TECAR e varie combinazioni tra i principi.
Per le chirurgie si è limitati alla storica osteotomia della testa del femore, le protesi totali d'anca di modelli diversi e alcuni interventi palliativi come la pettinectomia o la denervazione della capsula articolare.
Spero con questo articolo di potere tutte le figure interessate ad una attenta riflessione e accurata analisi dei dati di fronte ad un cane con la displasia.
Vuoi maggiori informazioni? Clicca e contatta la Clinica Borgarello oppure compila il modulo sottostante. Se ti è piaciuto l'articolo condividilo con i tuoi amici e/o posta un commento, grazie.





Leggi tutto l'articolo...

martedì 18 agosto 2015

La “dermatite umida” nel cane

La dermatite piotraumatica anche detta “dermatite umida” o hot spot è una patologia cutanea con patogenesi ancora poco chiara. Sembra indotta dal mordicchiamento, leccamento e grattamento persistente di un'area di cute a causa di un intenso prurito di solito di natura allergica. Le razze più predisposte sotto quelle con un folto sottopelo come ad esempio Labrador , Golden retriever e Pastore Tedesco.
dermatite umida
Le lesioni che compaiono di solito nel giro di pochissimo tempo sono estremamente dolorose e si presentano alopeciche ed essudative ricoperte di essudato purulento che da al pelo un aspetto agglutinato.
La diagnosi si basa di solito sul segnalamento, sui segni clinici tipici e sull'esame citologico delle lesioni che evidenzia numerosi batteri coccoidi liberi che confermano un'infezione batterica secondaria.
La prognosi è buona anche se le recidive sono abbastanza frequenti e che se non viene instaurata una terapia idonea è possibile che il focolaio si trasformi in una vera infezione.
Solitamente questo tipo di dermatite, se curata tempestivamente, non necessita di una terapia antibiotica sistemica.
La lesione deve essere accuratamente tosata e spesso per questa procedura è necessaria una sedazione a causa dell'intenso dolore. L'area tosata deve essere lavata con uno shampoo antisettico non troppo aggressivo e vengono poi applicati prodotti topici a base di glucocorticoidi per diminuire il prurito e il conseguente autotraumatismo. A volte, oltre alla disinfezione è necessario applicare pomate antibiotiche o somministrare corticosteroidi per via orale.
Recentemente anche la laser terapia sta trovando impiego nella terapia di queste lesioni con un notevole accorciamento dei tempi di guarigione e diminuzione dell'utilizzo di farmaci.
dermatite umida terapia
Per prevenire le recidive sarebbe importante identificare e trattare le malattie predisponenti.
Articolo a cura della Dott.ssa Costanzo Francesca

Vuoi maggiori informazioni? Clicca e contatta la Clinica Borgarello oppure compila il modulo sottostante. Se ti è piaciuto l'articolo condividilo con i tuoi amici oppure posta un commento.

Leggi tutto l'articolo...

martedì 23 novembre 2010

Fisioterapia negli animali

La fisioterapia è una branca della medicina applicata già da numerosissimi anni in campo umano, ma solo recentemente anche in quello veterinario. La riabilitazione non deve essere vista come un’alternativa alla terapia medica e/o chirurgica, ma come complemento a queste. La fisioterapia è, infatti indicata sia come trattamento preparatorio agli interventi chirurgici, laddove possibile , sia come riabilitazione successiva agli stessi, siano questi di tipo ortopedico o neurologici. Ma non sempre i nostri cani o gatti possono essere sottoposti ad interventi chirurgici, a causa di altre patologie eccessivamente debilitanti o rischiose, o in quanto non esistono interventi chirurgici risolutivi. E’ questo il caso di alcune patologie neurologiche, quali emboli fibrocartilaginei (infarti del midollo), poliradicoloneuriti o di animali anziani con difficoltà a camminare a causa dell’artrosi.

alt Il fisioterapista ha a sua disposizione sia terapie manuali che strumentali per riportare il suo paziente alle condizioni fisiche ottimali nel più breve tempo possibile. Per far ciò, dopo un’accurata visita , il medico veterinario fisioterapista deve seguire una precisa scaletta determinata da fattori quali: la patologia da trattare, i miglioramenti e gli eventuali peggioramenti , la presenza o meno di dolore e le difficoltà reali dell’animale nel muoversi. Ma siccome fisioterapia non è solo pura scienza ecco che il fisioterapista deve prendere in considerazione altri fondamentali fattori quali: età dell’animale, patologie pregressa, attività fisica, problematiche comportamentali, abitudini nutrizionali, abitudini in generale e caratteristiche caratteriali.

Le statistiche dimostrano che grazie alla fisioterapia è possibile sfruttare tutte le chance di recupero del paziente con un iter semplice ma mirato che innanzi tutto comincia con il trattamento del dolore.

Il DOLORE è, infatti la prima componente inibitoria del movimento; la terapia fisioterapica è diretta, in primis, alla riduzione del dolore, attraverso terapie strumentali quali la MAGNETOTERAPIA, LA TECAR TERAPIA , LA LASER TERAPIA, riducendo così al minimo l’utilizzo di farmaci analgesici; tutti questi macchinari, non fastidiosi per l’animale, agendo con metodiche differenti agiscono su infiammazione, edemi, flebiti, contratture, stiramenti muscolari,nevralgie, tutte fonte di dolore.

Il passo successivo è cercare di mantenere tutti i tessuti al loro stato fisiologico: un cane che non riesce a muoversi subirà alterazioni non solo a livello muscolare - la diminuzione della massa muscolare è il primo sintomo che i proprietari notano - ma anche a livello di legamenti e tendini i quali con il passare dei giorni perdono l’elasticità e la resistenza necessarie a svolgere le loro funzioni al meglio. Per far ciò il fisioterapista, e anche il proprietario a casa, potrà svolgere semplici ma mirati esercizi di stretching. alt

A questo punto ci si deve occupare dei muscoli, senza i quali, un cane o un gatto, non può deambulare auto sufficientemente. Per aumentare la tonicità muscolare la tecnica migliore è sicuramente l’idroterapia: le proprietà dell’acqua fanno sì che l’animale possa muoversi senza gran parte del suo peso, non affaticando così le articolazioni ma sviluppando solo le masse muscolari. Esattamente come per noi, il movimento in acqua migliora respirazione e funzione cardiaca ed ha un notevole impatto psicologico: l’animale non sentendo dolore e riuscendo a muoversi autonomamente si sentirà sicuramente meglio.

Fare fisioterapia significa, quindi, riabilitare un animale per far sì che possa tornare a correre, a inseguire una pallina, a partecipare a gare di agility ma anche semplicemente l’animale potrà alzarsi da solo e donare ancora qualche anno della sua compagnia al suo amato padrone.

A cura della Dott.ssa Francesca Bussi

Se ti è piaciuto l'articolo, iscriviti al feed o alla newsletter per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti di TGVET.net.
Lascia un commento per dire la tua o per chiedere informazioni.

Leggi tutto l'articolo...

martedì 4 febbraio 2014

Il distacco della retina (II°parte)

In questo articolo continueremo a parlare del distacco retinico, approfondendo in particolar modo le cause più comuni di distacco e le possibilità terapeutiche.
Comprendere la causa eziologica che porta ad un distacco retinico, richiede un accertamento diagnostico piuttosto approfondito, in particolare nei pazienti adulti che presentano distacchi sierosi. Innanzitutto si devono eseguire esami del sangue completi (emocromocitometrico ed ematobiochimici). Gli esami potrebbero evidenziare, ad esempio, una neutrofilia, suggestiva di malattia infettiva o una sindrome da iperviscosità. Può anche essere presente una malattia renale o epatica. Si deve prendere in considerazione l’esame delle urine per poter avere un quadro completo. La pressione sanguigna sistemica deve essere sempre misurata poiché l’ipertensione è una causa comune di distacco retinico sia nei cani che nei gatti: in caso di distacco retinico rappresenta perciò uno step fondamentale. Se si sospetta una corioretinite, si devono effettuare test sierologici specifici per prendere in esame le varie cause (soprattutto quelli volti alla ricerca di specifici agenti infettivi). Se il fondo dell’occhio non può essere visualizzato direttamente, per esempio per la presenza di una cataratta matura completa, l’unica indagine diagnostica in grado di evidenziare la presenza di un distacco retinico è rappresentata dall’ecografia oculare. Anche l’ecografia generale addominale e cardiaca possono essere indicate, a seconda dei risultati dell’indagine preliminare, per esempio, per cercare una malattia cardiaca o una massa surrenalica nei casi di ipertensione sistemica, o per localizzare un tumore primario nelle sindromi da iperviscosità. Sfortunatamente, in alcun casi, l’eziologia sottostante può non essere individuata nonostante un accertamento diagnostico approfondito. I casi di distacco retinico regmatogeno non sempre richiedono ulteriori accertamenti diagnostici poiché la causa il più delle volte è oftalmologica piuttosto che sistemica. Un precedente intervento chirurgico per la cataratta o per la lussazione della lente e una degenerazione del vitreo predispongono grandi lacerazioni retiniche e in queste situazioni le indagini richieste saranno minime.
distacco retinico
Per il distacco retinico regmatogeno totale non esiste alcun trattamento e l’occhio rimane purtroppo cieco. Un distacco sieroso, invece, può rispondere al trattamento. Questo è per prima cosa diretto alla correzione della condizione sistemica sottostante, per esempio il trattamento dell’ipertensione o di una corioretinite infettiva. Se non viene identificata alcuna causa sottostante, si inizia un trattamento empirico con dosi immunosoppressive di steroidi. I distacchi parziali frequentemente si possono risolvere, come anche alcuni distacchi bollosi totali. Gli steroidi vengono gradatamente ridotti non appena il paziente migliora, ma una terapia a basse dosi, a giorni alterni, può essere necessaria per molti mesi.
In medicina veterinaria , l’intervento chirurgico per “riattaccare” la retina viene eseguito raramente, anche dagli stessi specialisti e in pochi centri molto specializzati. Tuttavia, alcuni centri sono attrezzati per la chirurgia laser, che delimita piccoli distacchi nel tentativo di impedire il loro diffondersi. Sfortunatamente , la maggior parte dei paziente viene portato alla visita in stadi troppo avanzati per poter eseguire un qualsiasi intervento chirurgico.
La prognosi per il distacco della retina è riservata. I distacchi regmatogeni e da trazione non sono idonei al trattamento e la cecità è permanente. Tuttavia, questi occhi di solito non sono dolenti e, purché l’animale sia complessivamente in buona salute, può essere mantenuta una buona qualità della vita. I distacchi bollosi possono risolversi una volta trattata la malattia sistemica sottostante. Tuttavia, le aree riattaccate possono non essere funzionali e, molto spesso, si manifestano segni di degenerazione con iperriflettività e anomalie di pigmento di aree colpite.
Articolo a cura dello Staff della Clinica Veterinaria Borgarello
Vuoi maggiori informazioni? Clicca e contatta la Clinica Borgarello oppure compila il modulo sottostante. Se ti è piaciuto l'articolo condividilo con i tuoi amici e/o posta un commento, grazie.  
Leggi tutto l'articolo...

martedì 22 novembre 2016

La tracheoscopia e la Broncoscopia nel cane e nel gatto

La tracheobroncoscopia è una procedura diagnostica minivasiva spesso fondamentale in corso di patologie respiratorie acute e croniche del cane e del gatto.
Si ricorre a questo mezzo in caso di tosse e sintomi respiratori persistenti o per indagare le cause dell'insorgenza di rumori respiratori anomali.

La tracheobroncoscopia è indicata ogni volta che s’ipotizza un processo patologico localizzato a livello tracheale o bronchiale. Inoltre tramite il lavaggio broncoalveolare è possibile indagare anche le patologie polmonari.

TRACHEA CERVICALE TRACHEITE

Tramite l'esame endoscopico è possibile:

  1. la visualizzazione diretta delle vie aeree e lo studio delle alterazioni morfologiche

  2. la valutazione morfologica del lume tracheale e bronchiale

  3. la raccolta di campionamenti adeguati

  4. la risoluzione di patologie ostruttive mediante applicazione di protocolli terapeutici

Considerato il pleomorfismo eziopatologico della tosse è sempre opportuno eseguire:

- Esatto segnalamento del paziente,

- Approfondita raccolta anamnestica ed attento esame fisico,

- Indagini laboratoristiche (ematologia, parassitologia ed infettivologia)

- Diagnostica per immagini (radiografa del torace, eco, TC).

La valutazione endoscopica tracheobronchiale può essere eseguita mediante broncoscopi flessibili o rigidi.

BIFORCAZIONE BRONCHIALE normale

L’esame endoscopico richiede sempre una procedura anestesiologica il cui protocollo differisce in base a variabili cliniche del paziente, tipo di esame e durata prevista. La preparazione consiste in un digiuno da cibo da almeno 12 ore e di tre ore da acqua.

Tracheobroncoscopia terapeutica
La tracheobroncoscopia terapeutica viene utilizzata per:

  1. asportazione di corpi estranei tracheobronchiali

  2. lavaggio e rimozione di tappi mucoidi

  3. ablazione di neoformazioni (mediante strumenti ancillari ad ansa o laser a diodi)

  4. applicazione di stent in corso di collasso tracheale

A cura della dott.ssa Katiuscia Camboni

Vuoi maggiori informazioni? Clicca e contatta la Clinica Borgarello oppure compila il modulo sottostante. Se ti è piaciuto l'articolo condividilo con i tuoi amici e/o posta un commento, grazie.

Leggi tutto l'articolo...

Cerca in TGVET.net



clinica veterinaria torino


Ultimi 10 articoli pubblicati

Gli autori degli articoli